LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME
LA MERAVIGLIA
«Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà»
Quante volte abbiamo sentito questa profonda affermazione di Gesù e di fronte alla semplicità del suo insegnamento abbiamo annuito con sincerità?
Ma poi ci siamo trovati a non comprendere fino in fondo questo messaggio e, distanti dall’essere puri come bambini abbiamo seguito la via solcata per noi dagli impegni sociali, lavorativi e familiari.
Poi un giorno ci svegliamo con un profondo senso di noia, sconforto o irrequietezza e cerchiamo l’origine di questa sensazione. Come mai provo queste sensazioni? Quando abbiamo smesso di vivere la nostra vita con entusiasmo, gioia e piacere?
Il bambino conosce la via del piacere perché è la via naturale, è la via dell’amore e, quando si manifesta, lo fa dal cuore nella più totale spontaneità senza pensare all’errore e al giudizio dell’adulto o di altri bambini.
Ma c’è un adulto che porta le ferite del bambino e c’è un bambino che ha delle memorie pregresse per cui, sin dalla prima infanzia manifesta vergogna, timore o irriverenza e aggressività.
Non importa quando si è manifestato il trauma per la prima volta, se c’è un ricordo cosciente o meno, sta il fatto che di fronte alla preoccupazione per il futuro o al senso di colpa per il passato c’è un senso di non riuscire a vivere bene in questo tempo, in questo corpo, su questa terra e in questo contesto sociale.
Meraviglia!
Non c’è nulla da comprendere, nulla da portare a galla… il bambino che è dentro di te è già morto e rinato tante volte.
Lo fa ogni volta con estrema semplicità solo che la mente analitica dell’adulto totalmente immerso nelle idee sociali non si accorge della meraviglia.
Per questo è importante comprendere, portare a galla, conoscere le radici del trauma, integrare; perché così facendo si apre la strada che unisce l’adulto al bambino ed entrambi possono comunicare lo stesso linguaggio e camminare insieme con consapevolezza.
Non è una contraddizione anche se così sembra. Il bambino non ha necessità di vedere l’origine del trauma perché percepisce la fonte diretta dell’amore mentre l’adulto ha il bisogno di conoscere tutte le fasi della separazione per poter sentire piano piano questa totale sensazione di liberazione e, finalmente, uscire dall’inganno del tempo.
«Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà»
Per questo trovo questa affermazione tanto potente. Il bambino vive in un eterno presente, puro, intoccabile, estremamente creativo e spontaneo, si meraviglia per ogni cosa che incontra, prova una gioia immensa e riesce ad esprimere le sue emozioni con grande intensità.
E’ quindi, aperto a noi il Regno quando ci apriamo come bambini con purezza, senza giudizio alcuno e provando le emozioni con la più naturale onestà e spontaneità.
Il bambino, nel profondo del suo cuore, sceglie sempre la pace e l’amore, si direziona naturalmente verso l’aiuto e la reciprocità.
Anche se sei adulto e hai vissuto tante esperienze che hanno fatto crollare i tuoi sogni puoi dialogare con il bambino che vive ancora dentro di te e permettergli di ravvivare il tuo senso di meraviglia verso la vita affinché la tua mente si sganci dal sogno della società e si unisca al grande disegno creativo divino.
Il Regno dei cieli è già sulla Terra, occorre avere occhi per vedere e orecchi per sentire.
MEDITAZIONE
Ti consiglio di continuare con la meditazione che trovi nell’articolo precedente “Gesù cammina sulle acque e tu?” così da continuare a lavorare sul senso del sé e sull’ascolto emotivo. Poi metti questa musica come sottofondo musicale:
https://www.youtube.com/watch?v=Ag6DPyg9vcs&t=1470s
Inizia il tuo viaggio di incontro col tuo bambino interiore. Porta le mani al cuore e respira profondamente.
Senti nel tuo ventre un grande calore e una voce dolce che ti chiama. E’ la tua bambina o bambino interiore.
Scendi fino al ventre con le tue mani e inizia ad accarezzarlo. Senti che il tuo bimbo si sveglia da un lungo sonno. Osserva il suo sguardo e riconosciti in lui, nei sogni che ancora lui conserva e custodisce e dagli un grande abbraccio.
Poi ti predisponi all’ascolto e senti ciò che ha da dirti.
Puoi scrivere su un quaderno ciò che il bimbo ti dice così da far si che la sua voce rimanga più impressa.
Lascia che questo momento duri tutto il tempo necessario per prenderti cura di lui e di te.
Piangi, ridi, sorridi, canta… fai quello che senti onorando lo spazio che c’è sempre stato tra di voi.
Ringrazia il tuo bambino, abbraccialo nuovamente e tieni custodito nel cuore questo momento.
PRATICA QUOTIDIANA
Nutri la relazione col tuo bimbo interiore.
Quando guardi qualcosa, quando tocchi qualcosa fà come se fosse la prima volta. Prova a sentire e vedere con nuovi occhi.
Osserva il colore delle cose, sentine l’odore, ascolta il suono nascosto di ciò che vedi.
Quando parli con una persona che conosci prova ad immaginarla come se fosse una bambina o un bambino, questo ti può aiutare a comprendere meglio chi hai di fronte.
Porta le tue mani al ventre quando hai necessità di dialogare col bimbo e quando vuoi sentire cosa gli fa bene e prendi atto con delle azioni concrete della sua volontà.
Sul ponte arcobaleno che collega il cielo con la terra, il bambino sogna ciò che l’adulto può mettere in pratica.
Con Amore
Roberta YogaMunay